The penetration of new media among the very young and in particular the use of tablets and smartphones, objects considered “natural” by children because they were already present at birth, made the analysis scenario very complex. As usual more or less consolidated in recent years, the phone arrives in the first year (eleven years) almost for all preadolescents. A conventional choice that comes from below, shared by the families of any social status, from the south or the north, young or less young and which we could define as ethical-pragmatic, answers two questions: the first, of a moral character, reflects the idea that children under the age of 11 have not yet acquired the cognitive tools to manage this new technological object and its consequences in “social” life; the second, more practical, believes that the phone can be useful for kids 11 years and older who will start going to school alone. But how will the life of the eleven years change with the arrival of the mobile phone? What will happen in their universe will be a small Copernican revolution, they will discover the possibility of always being connected, they will feel the need to be in a group, in a network, suffer exclusion or disinterest, they will be tempted to destroy the sense of boredom with any online game. Through a telephone, their first form of private property, will claim the right to privacy (block codes or even worse fingerprints), will experience the first forms of autonomy. In short, they will experience adult life.
La penetrazione dei nuovi media tra i giovanissimi e in particolare l’uso del tablet e degli smartphone, oggetti considerati «naturali» dai ragazzi perché già presenti dalla nascita, ha reso molto complesso lo scenario di analisi. Come d’abitudine più o meno consolidata negli ultimi anni, il telefono arriva in prima media quasi per tutti i preadolescenti. Qualche mese in più o in meno se si appartiene alla schiera nostalgica dell’ “era meglio ai tempi miei”o a quella dei fiduciosi nel futuro.Una scelta convenzionale che viene dal basso, condivisa dalle famiglie di qualsiasi stato sociale, del sud o del nord, giovane o meno giovane e che potremmo definire etico-pragmatica, risponde cioè a due questioni: la prima, di carattere morale, riflette l’idea che sotto gli 11 anni i bambini non abbiano ancora acquisito gli strumenti cognitivi per gestire questo nuovo oggetto tecnologico e le sue conseguenze nella vita “sociale”; la seconda, di carattere più pratico, ritiene che il telefono possa essere utile ai ragazzini dagli 11 anni in poi che cominceranno ad andare a scuola da soli. Ma come cambierà la vita degli undicenni con l’arrivo del telefonino? Quella che accadrà nel loro universo sarà una piccola rivoluzione copernicana, scopriranno la possibilità di essere sempre connessi con qualcosa e con qualcuno, sentiranno il bisogno di essere anche loro in un gruppo, in una rete, soffriranno l’esclusione o il disinteresse, saranno tentati di annientare il senso della noia con un qualsiasi gioco on line. Attraverso un telefono, la loro prima forma di proprietà privata, reclameranno il diritto alla privacy (codici di blocco o peggio ancora impronte digitali), sperimenteranno le prime forme di autonomia. Insomma, faranno esperienza di vita adulta.